Sono le nove di sera, i minatori hanno sistemato quattro
potenti fari, due per parte, sui tetti delle case più alte ai margini per
illuminare l’arena, altri fari disposti all’esterno intorno al villaggio sono
puntati verso il cielo, le luci hanno colori iridati e vagano nell’aria in
un’apparente disordine per incontrarsi ogni tanto al centro dove proiettano
fasci di arcobaleni da tutte le parti. A prima vista sembra un apparato antiaereo
in attesa del bombardamento, infatti sul
momento, a trecento metri dal suolo, passano tre caccia Apaches dell’aviazione
americana in formazione a cuneo con un rombo di tuono, compiono un giro di
perlustrazione sopra il villaggio con tutte le luci accese e si allontanano in
direzione di Napoli, subito dopo arriva un elicottero dei carabinieri, si
sofferma per un minuto a guardare tra i fasci di luce che gli girano intorno e
anche questo se ne va.
Sul soffitto dell’arena la notte è accesa di stelle grandi e
piccole, tutte pulsano tremolanti in attesa. Le finestre del villaggio per il
momento sono socchiuse, i suonatori sono disposti ad arco di fronte alla pista
per il balletto, sul sopire cadenzato delle pale dell’elicottero che si
allontana si sentono tocchi di chitarra, battiti di tamburo, qualche colpo di
tosse, poi silenzio.
Il corteo della processione è in attesa fuori dal villaggio
sulla strada che arriva dal cimitero, i ballerini sono vestiti di piume dai più
svariati colori, le femmine con tuniche corte a mezza coscia dal petto scoperto
in scollacciati decolleté oppure aperti in diagonale con un seno fuori ed anche
con corpetti che cadono a ricoprire i seni e succinte minigonne, i maschi a
torso scoperto, braghe attillate sopra il ginocchio o bande simili a gonnellini
che coprono appena i genitali, tutti hanno penne multicolori intrecciate tra i
capelli e calzano mocassini di pelle morbida da pellerossa americani.
La bella addormentata è coricata su una portantina vestita
da madonna, il capo coperto, sorretta sulle spalle da quattro ballerini,
davanti le sei suore in nero, coi copricapi a corno, dietro gli altri in
attesa.
Teresa inizia a cantare accompagnandosi alla chitarra con
pennate della mano aperta, la voce melodiosa ed aspirata e la processione si
incammina verso la fontana.
Dolce
morir di questa lama
Fiamma
d’amor tra le tue labbra
Lingua
piantata alla mia fama
Che
in ghiaccio e furor aveva ombra.
Scioglie
il dolor il sangue in vento
Parole
a volar dai prati in fiore
Alle
stelle lassù con ali in canto
Lacrime
e risa, dei tuoi occhi il colore.
Mentre si lancia in un intermezzo di larallallà che ripetono
il motivo della strofa il corteo raggiunge la fontana e Caterina viene posata
sul piano disposto in precedenza.
Teresa continua:
Dolce
morir di questa lama
Dente
di serpe c’azzanna il cuore
Gelo
e calor della tua trama
Follia
a danzar sul fuoco d’amore.
Pazza
a mutar la carne in voce
La
vita in sogno, del ver l’ebbrezza
Cenere
muta a covar la brace
Solo
per me di una tua carezza.
Dolce
morir di questa lama
Che
all’eterno andar il soffio chiama.
La cadenza nostalgica della lagna ha fatto venire a tutti i
lucciconi agli occhi, sulle ultime parole i ballerini che la portavano hanno
sollevato la gonna alla Madonna scoprendole la figa, nel silenzio che segue
tutte le finestre del villaggio si aprono ed i minatori si affacciano ad
osservare allibiti, poi esplodono in una risata generale, si sentono ah ah ah
modulati dai bassi scorrere dai baritoni ai tenori e poi continuare nelle
risate di contralti e soprani che spruzzano argentine in tutte le direzioni. Le
suore si son sedute sulla base della fontana con i rosari in mano, Sherlock
vestito in frac nero con le code, il violino già sulla spalla è in piedi sopra
un rialzo, il nerone seduto al suo tronco tra lui e le suore, i ballerini han
fatto cerchio intorno.
Le suore, timidamente, iniziano a recitare il rosario in
latino, ave maria gratia plena dominus teco… Sofia con la mano le fa cenno di
rallentare un poco poi inizia a strusciare con le mani sulle pelli del tronco,
fa un colpo sopito a cui segue una carezza per passare ai battenti più alti ed
al fondo fa leggermente tintinnare i sonagli, torna indietro sopendo i suoni e
con gli occhi fa cenno alle suore di seguirlo, quindi riprende a salire variando
le battute delle rullate. Le suore hanno tonalità dal gracchiante roco al
femminile aperto, recitano di getto ancora bloccate dalla timidezza, si
intonano al ritmo dei tamburi prima sussurrando e poi salendo, i suoni si
fondono armonizzandosi tra loro in un frusciare di onde baciato dalle voci sul
tintinnare dei sonagli.
Tutti guardano Sherlock, il violino appoggiato alla spalla
che con l’archetto segue i movimenti del ritmo. Regola principale per la poesia
come per la musica quando si improvvisa è immedesimarsi nella parte. Con le
lunghe dita affusolate della sinistra inizia a pizzicare il cantino quindi si
ritrova in cima al ghiacciaio di un’alta montagna, il suo profilo spicca nella
notte stellata mentre aquile maestose gli volano intorno con lenti battiti
d’ala, il ghiaccio è duro, inizia in sordina con una scala in crescendo poi
continua con lunghi scivolamenti d’archetto stridendo suoni alti a caso su due corde, continua la
scala in discesa ed al fondo riprende a stridere doppio, questa volta basso,
allunga per tutta la misura dell’archetto, su e giù, passa agli alti sempre
stridendo, un lungo lamento…il ghiaccio si incrina ed inizia a sciogliersi,
scivola lentamente sui suoni del violino verso il basso, arrivati al fondo
incontra la roccia e inizia a gocciolare, l’archetto rimbalza sulle corde
seguendone i movimenti, le gocce aumentano, si forma un rivolo d’acqua che
scende zigzagando tra le rocce con acuti di violino, incontra altri rivoli e si
ingrossa gorgogliando, seguono scivolamenti lunghi sulle corde con le dita per
raccoglierli tutti mentre l’arco seghetta le corde screziandone i suoni ad ogni
svolta, il flusso arriva ad una parete a picco e precipita in una cascatella
gorgogliante che aumenta di velocità frantumandosi contro i rilievi e speroni
di roccia che incontra nella caduta, i suoni accelerano poi si bloccano ed
esplodono scivolando in acuti casuali per riprendersi precipitando, arrivati al
fondo spruzzano da tutte le parti, si forma un laghetto, il violino ne traccia
i contorni poi fa zampillare l’acqua che cade quindi continua a scendere verso
la valle, ora da tutte le parti arrivano rivoli gorgoglianti ingrossando il
tema centrale, il violino stride i suoni dall’alto al basso velocemente
facendoli scorrere nel mezzo sempre zigzagando sulle scale, il nerone ha
accelerato il ritmo, le suore ormai prese loro malgrado lo seguono, i loro
suoni escono inarticolati come sospiri
marcando lo scorrere del onda.
Sherlock è immerso nella parte, nessuno lo fermerebbe più,
il torrente scende impetuoso ingrossando ad ogni metro con lunghe scivolate del
violino terminanti con pizzicati e
rimbalzi dell’arco sulle corde, dopo una sinuosa discesa torna a precipitare
festante giù per un canalone, i suoni si spezzano gorgogliando, due soprani
nere di carbone affacciate ad un balcone sulla piazza ne seguono la caduta con
degli ah ah ah ed ih ih ih gorgheggianti e contrappuntati in sordina, altri due
tenori neri sul balcone a fianco, sempre in sordina per non coprire il violino,
mormorano dei mmm sospirati di sottofondo, arrivati al fondo del canalone il
torrente si scontra in una pietraia disperdendosi lungo la discesa in centinaia
di rivoli, il violino cerca di tenerli a bada tutti con veloci scivolate sulle
quattro corde sviando ogni volta tre o quattro note per corda aggiungendo
stridi da far accapponare la pelle dove l’acqua scorre più veloce, altre
soprane si aggiungono marcando gli ah ah ah ed ih ih ih in sordina, finita la
pietraia si riforma il torrente ancora ingrossato, il ritmo accelera, Sofia
rulla con le mani su e giù facendo continuamente risonare i sonagli, le suore
continuano il rosario pronunciando solo più le vocali prolungate sulle
consonanti ed allungate in vocalizzi a caso sul picco dell’onda, dalle finestre
del villaggio i bassi modulano lunghi oooh sospirati in sordina sopra cui
scivolano quelli dei baritoni e sopra ancora i mmm dei tenori e su tutto le
risate dei soprani, da ogni parte della montagna si vedono precipitare cascate
argentate dalla luce delle stelle, il torrente in fondo scende dritto verso
valle seguito dal violino, l’archetto passa da una corda all’altra di misura
mentre le dita scivolano sulle corde velocemente in lunghi guizzi vibrati, sui
bassi e sugli alti si lancia in frettolose ariette zigzaganti poi riprende a scivolare
alternando brevi stridi sgraziati e volutamente stonati per contenere il fiume
arrivato a valle, prosegue in una lunga corsa poi sullo scivolare melodico
argentato dalle risatine delle voci dei minatori decolla in direzione delle
stelle.
Il violino si è messo a parlare sull’onda del fiume che
sale, le sue dita sfiorano i tasti ogni volta pronunciando cascate di scintille
che precipitano seguendo a scia, arrivati sopra le nuvole, al soffio del vento
cantato dai minatori continua a salire girando sul mondo, arrivati alle luci di
Mosca si lancia in un forsennato Casaciò, in vista di Tokio varia il ritmo
all’orientale pizzicando le corde come su uno shemisien per volgerlo ad un
indiavolato boogie voogie passato l’oceano in vista di Seattle, continua così
fino a New York poi tornati in Europa si lancia in un furioso can can in vista
di Parigi, riprende con una tarantella sfrenata quando ormai della Terra si
vede solo un puntolino.
Le stelle si aprono sui ruggiti del violino ormai impazzito,
la Corale del villaggio esplode in un mare di luce, le onde delle stelle
fluiscono scontrandosi con i suoni, si sollevano in un apoteosi di spruzzi,
vocalizzi di soprani, trilli del violino, tintinnare di sonagli, solfeggi di
tenori in un crescendo esplosivo. Tutto tace di colpo. Con una cascata di suoni
zigzaganti dagli alti ai bassi il violino precipita atterrando nell’arena.
Tutta l’orchestra si è messa a suonare a ritmo sostenuto, le
onde si frangono sul tintinnare di piatti e sonagli, le chitarre soliste ed i
fiati si lanciano in eccitanti dialoghi in contrappunto formando cerchi
musicali dentro i quali onde sinuose entrano ed escono ogni volta spruzzando
noterelle a caso sui toni alti, il basso rimbomba nel gioco sfumando i picchi
delle percussioni, l’organista contiene tutte le sonorità vibrando con una mano
sul fa maggiore e con l’altra giocando sui tasti al movimento dell’onda, il
violino si intromette negli assoli zigzagando negli spazi che trova liberi. I
ballerini si sono disposti nel doppio cerchio girando al contrario, i maschi
sollevano le femmine portandole in avanti in contropasso, queste ogni volta
strillano agitando fazzoletti spumosi e tamburelli per aria tra strilli goduti,
si vedono le labbra della figa aprirsi sbrodolando sulle penetrazioni della musica.
Guappo e Bastarda in mezzo sono ai preliminari, lui in calza maglia nera con
ricami iridati che riflettono le luci aderente su tutto il corpo e lei con un
tutu bianco col gonnellino corto e vaporoso, lei ruota sulle punte agitando le
braccia ad ali e saltando come volesse
prendere il volo, lui le piroetta intorno afferrandola per la vita ogni
volta che si alza per deporla dolcemente a terra e poi l’abbraccia e ruotano
una nelle braccia dell’altro sempre in moto inverso sincronizzati coi giri del
balletto. Dalle finestre del villaggio si vedono accendersi girandole
pirotecniche che fanno piovere cascate scintillanti. Gennarino, accompagnando
con la chitarra, inizia a cantare col coro dell’orchestra:
Ehilà minchioni state
a sentire questa
Coro
(Testa lesta pesta festa )
che cazzo ci avete in quella testa?
(Cazzo pazzo razzo
lazzo)
olè,
belle parole, solo belle parole
(lole fole sole sole)
fuori dal culo che c’è solo merda
(mirda morda murda
marda)
cento miliardi uno
più uno meno quanto fa?
punto a capo, virgola,
interrogativo ed esclamativo,
pausa di checcazzoneso,
abitudine tempo e
fine trasmissione, arrangiamento in
corso, cambiare gioco
(fuoco cazzo fuoco
figa)
Una bella risata che
bello palpar tette sui tetti tra le antenne a far come i gatti
Ad annusar fighe dove ci pare che tanto è oggi
e domani chissenefrega.
(brutto grasso giuda
frega)
Sulle parole Guappo e Bastarda iniziano le figure erotiche,
lei non riesce a trattenersi dal ridere e sembra restia, lui la prende di
forza, cadono a terra, rotolano abbracciati zampettando con le gambe per aria,
si strusciano i piedi mentre lui le bacia il collo e lei gli arruffa i capelli
con ampie volute delle braccia, si rialzano, girano con lei le gambe
avvinghiate ai suo fianchi ed il corpo abbandonato che fluttua…Gennarì continua
a cantare:
Fatta
la valigia prendo il treno (cazzo
figa) oppure l’aereo e se non va
faccio
un
salto ed arrivo lo stesso (figa
cazzo) l’importante è volare sui fiori
tra i rami
più
su tra le nuvole (cazzo figa) un giro intorno al sole un tuffo nel mare
anche
i
pesci ce l’hanno (figa cazzo) e poi sopra l’onda la spuma il sorriso, giocare
danzare
cantare (scopare scopare) da non poterne più e ancora a passeggio
sull’uva
ubriaco di vita, (scopare scopare) giovinezza che bello, un fiume di vino
ballare
cantare (scopare scopare) una festa, musica,
poesia, chi tiene il
pennello
ci mette i colori (scopare
scopare) e la fantasia torna a volare (leccate pompini)
l’orgia e l’incendio (scopare scopare) serenata ai balconi delle stelle (cazzo
figa)
tirate
su sta cazzo di scala che voglio salire
sui raggi di luna un tappeto volante
tempesta
uragano a cavallo del fulmine una freccia nel culo del mondo (danzare cantare)
scopare
scopare
Dentro la figa danzante Bastarda sta cavalcando sul cazzo di
Guappo coricato a terra, al ritmo dell’onda si sollevano mentre lui le
accarezza il corpo e lei ondula il corpo e le braccia, accelerano, si rialzano
e si lanciano in una pecorina sfrenata, girano e lei smania col corpo mentre le
ballerine strillano più forte ormai lanciate per aria ad ogni passo in una figa
sempre più accaldata. Gennarì continua:
La
tavola è imbandita, facciamo festa,
mangiare
(cagare
pettare ruttare ruttare)
Fuori
gli uccelli dalle gabbie, poesia
(cazzo
duro figa intriga)
Ballerini
e suonatori s’attaccano al coro
(scopare
scopare danzare cantare)
e
gli altri fan la fila fin dove arriva
(cantare
danzare scopare scopare)
Sull’ultima strofa della canzone Guappo e Bastarda si sono
lanciati in uno sfrenato corpo a corpo roteando e rimbalzando contro i
ballerini del cerchio, sono ambedue presi nella parte, danzandosi addosso si
artigliano gli abiti che in molti punti sono già strappati, infine si portano
al centro e sul silenzio della voce, in un estasi finale, la poesia feconda con
gran spruzzi dei ballerini che scompigliano il cerchio allontanandosi in tutte
le direzioni.
Il ritmo accelera, gli assoli riprendono a duellare sulle
onde, mentre nel cielo si vede esplodere qualche fuoco d’artificio le voci del
villaggio riprendono i cori della canzone, si sente scopare scopare ondulare di
volume dai bassi ai baritoni ai tenori poi continuato nelle vocali o a e modulate
a caso in contrappunto mentre i soprani le prolungano con le solite risatine
argentate aggiungendo vocalizzi acuti ed eccitati sullo spruzzare delle onde.
Bastarda è rimasta sola, davanti alla fontana figura la gestazione, si scopre i
seni, si scioglie i capelli che aveva legati a crocchia, se li sparpaglia
accarezzandoli sul corpo poi pigiando voluttuosa e girando sulle punte inizia a
gonfiare con ampi gesti delle braccia, si abbraccia e si riapre ancora più
larga, con le mani si prosegue nell’aria, si riabbraccia e si riapre, quando è
ormai dappertutto tornano i ballerini roteando a uova come se uscissero dal suo
gonnellino.
Il ritmo accelera, sulla melodia esperta del violino gli
assoli delle chitarre e dei fiati si sono abbandonati a contrappunti di
fantasia pennellando l’aria di spruzzi di tutti i colori sopra i quali scorrono
i vocalizzi del villaggio, un mare di musica che frange le sue onde alzandosi a
fontana sopra l’arena, dal cielo anche se invisibili si vedono numerose fate
arrivare volando sulle loro scope magiche, tutte vestite di veli trasparenti,
atterrano sui tetti per guardare lo spettacolo. Il mare curioso si è ingrossato
insinuando la sua lingua nel porto e poi su facendola scrosciare nella piazza,
la ritira e la rimanda ogni volta più grande, proprio come fa il cazzo quando
diventa duro. I ballerini si sono rialzati formando due cerchi separati, i
maschi in uno e le femmine nell’altro, ruotano sempre al contrario toccandosi
come ruote dentate in un orologio. Le due contadinelle sono uscite allo
scoperto, han buttato le scarpe e scalze, tenendo la gonna sollevata, si son
messe a ballare da sole la tarantella davanti ai cerchi. Guappo è in mezzo alle
femmine e Bastarda ai maschi, ambedue iniziano a prendere un ballerino nel loro
gruppo ed al ritmo sfrenato dell’orchestra si lanciano in figure erotiche, poi
li lasciano e ne prendono altri variando le figure mentre quelli lasciati
escono dal cerchio e ballando tra loro continuando il tema di scopare scopare
rimbombato dalle voci del villaggio si dispongono in un ovale come un cazzo che
si allunga da due balle spingendo in avanti le due contadinelle come uno
spruzzo. Quando i due cerchi si sono esauriti Guappo e Bastarda si ritrovano e
corrono ad abbracciarsi.
Il ritmo accelera, le percussioni hanno il ritmo di un cuore
indistruttibile che batte all’impazzata, tre tu tu tum velocissimo in avanti
con quarto scandito da gran fragore di piatti e sonagli e tre indietro al
silenzio, a turno si lanciano in rullate frenetiche ed interminabili rimbombate
sulle scale dal basso che le segue a volo coprendo i vuoti, gli accompagnamenti
e l’organo iniziano la successione di semitoni questa volta suonandone quattro
veloci ogni volta poi tornano indietro di tre e ne fanno altri quattro ogni
volta salendo di uno e accelerando con le percussioni, gli assoli sono al
trillo del diavolo, ognuno è il suo strumento e come impazzito suona per sé,
suoni screziati dai distorsori, melodie che si perdono sfumando in lunghe fughe
all’impossibile, lunghe cavalcate su una nota sola fatta risonare ogni volta
diversa, i fiati ululano giocando sulle scale tra gli squilli della tromba alla
carica, Guappo e Bastarda sono entrati tra i ballerini ed adesso tutte le
coppie ballano facendo a gara a chi è più bravo allacciandosi in figure
erotiche ogni volta diverse, tutte le case del villaggio sono coperte da
cascate pirotecniche, nel cielo i fuochi artificiali esplodono fondendosi con
il ritmo della musica in accelerazione, le voci di bassi e baritoni nei
vocalizzi ondulati di scopare scopare, altri vocalizzi più acuti di tenori e
risate di soprani mentre i più bravi si lanciano in improvvisazioni melodiche
duellando con gli assoli dell’orchestra. La lingua dal mare si è ingrossata,
sulla cresta dell’onda che entra nella piazza ci sono tritoni e sirene con il
corpo squamato e la coda di pesce che danzano, ad ogni ondata ne arrivano di
nuovi, i tritoni hanno torce che agitano nella mano e come i mangia fuoco
sputano dalla bocca lunghe fiammate, le sirene cantano con gli ultrasuoni, il
suono non si sente ma si vedono lunghe linee luminose intrecciarsi nell’aria
con le fiammate dei tritoni. Le fate volano sulla fontana di musica e colori
che si alza dalla piazza cantando con la voce della natura, uragani, tempeste,
eruzioni di vulcano, stelle che esplodono. Le suore sedute alla base della
fontana battono le mani a ritmo, due di loro si sono alzate e tenendo la
sottana della tonaca sollevata si sono
messe a ballare in mutandoni. Sulla fontana la bella addormentata con la
figa aperta che guarda, davanti a tutti le due contadinelle che ballano
sfrenate.
Salto di ottava, la musica e la corale incendiano il
villaggio, un lungo getto di fuoco si alza a fontana, i ballerini han sciolto
le coppie ed ora ognuno si unisce con chi gli pare ballando scatenati, molti
sono allacciati a terra, si vedono piume volare da tutte le parti. L’onda del
mare è aumentata e sulla cresta tritoni e sirene prolungano le loro voci
intrecciando fiamme e linee di ultrasuoni luminosi che danzano sopra la fontana
creando un groviglio nebuloso intorno al
quale ruotano cantando turbinose le fate, due di loro scendono nell’arena e
prendono le due contadinelle portandole a danzare sopra la fontana, a cavallo
di un lampo accecante che saetta giù tra i fuochi artificiali che esplodono in
cielo si vede arrivare Amore, nudo, ricciolino e più bello che mai con un gran
cazzo duro e l’arco in mano, atterra sulla fontana tra le due contadinelle che
subito iniziano a danzargli intorno festanti, ballando anche lui si mette a
tirare frecce verso il cielo facendole esplodere in figure fantastiche di
amplessi amorosi che si sciolgono piovendo a terra in cascate pirotecniche poi
prende l’ultima, bacia la punta e senza mirare la tira dritta nella figa della
Bella Addormentata.
I ballerini sono tutti sdraiati a terra allacciati tra loro
coi vestiti laceri che si agitano allo stremo, i suonatori arrossati e sudati
continuano a suonare ormai senza più ordine ne ritmo, le voci del villaggio
lanciano un ultimo possente grido tutti insieme e subito dopo nella piazza
fanno irruzione camionette dell’esercito con le sirene spiegate e altri a piedi
con la divisa da marines americani arrivano dal porto, qualcuno spara raffiche
di mitra per aria, altri entrano nel balletto interrompendo le musiche.
Nel silenzio che si crea si sente prima una voce imperiosa
amplificata da un megafono gridare: “Che cosa sta succedendo qui?” e subito
dopo la voce di Caterina, con la schiena sollevata, rispondere: “Qualcuno mi
aiuti, mi sono cagata addosso.”