Appunti di logica pura.

                 



                  Appunti di logica pura.

Estratti.

Per cercare l’inclassificabile bisogna trovare il classificabile e per capire il classificabile bisogna rispolverare lo Stagirita. Aristotele è a torto considerato il filosofo ufficiale della teologia ebreo islamico cristiana, è stato negato da quei pacchisti di Giordano Bruno e Galileo, in realtà la sua logica è esattamente l’opposto. Va riletto esclusivamente dal  sillogismo eliminando ogni interpretazione che viene data dai libri.   

                                                               LOGICA PURA.

Il sillogismo di Aristotele contempla una proposizione universale o formale accertata dall'esperienza come ad esempio: “Tutti gli uomini ragionano.“ una proposizione singolare o nominale: “Merdino ragiona.“  e una proposizione finale:  “La forma di Merdino è l' uomo.”
 
La finale comprende il nome e la forma e rappresenta la sostanza.
 
Aristotele usa il sillogismo come strumento di logica per classificare la natura e l‘uomo nell’enciclopedia. Esempio di applicazione: “Se ragiona è umano se non ragiona è bestia.”
Per classificare, nominare e calcolare le probabilità  occorre una forma universale accertata dall’esperienza da comparare all’inclassificato…
 
...Nella disputa degli universali, dividendo la sostanza aristotelica cioè il nome e la forma, i teologi medievali formarono due partiti che vivono ancor oggi, la destra e la sinistra.
 
Con Hegel la storia si ripete. Il sillogismo  uomo (idea) tra l’universale minore (forma dell’uomo) e l’universale maggiore (umanità) viene diviso nel super uomo  di Nietzsche e nella super classe sociale  di Marx  evolvendosi nella guerra fredda tra il super proletariato russo uscito vincente dalla rivoluzione ed il Superman americano, la sinistra e la destra,  che dopo l’ultima guerra mondiale si spartirono il mondo…
 
 

Abbiamo perfezionato la logica con Hegel, è bastata un’occhiata per capire che la logica non l’ha inventata Hegel, è una scienza naturale, meglio ancora un’Arte per pochi ed a certi livelli per uno solo.
 

Hegel nella fenomenologia scrive che data una cosa tutto ciò che non è quella cosa è un non essere della cosa e nello stesso tempo un essere per se stesso.(sillogismo.)
 

Esempio: dato un tavolo come cosa la sedia è un non essere tavolo e un essere sedia, è e non è contemporaneamente ma  essere e non essere sono due cose diverse, l’essere è uno mentre il non essere è tutte le cose che l’essere non è.
 

La sedia è parte astratta dall’universale di tutte le cose che non è, l’universale maggiore che quindi in sé è uno, la parte è minore ma in sé è maggiore poiché la sedia è formata da schienale, gambe, poggiaculo ed ogni parte la si può dividere in un universale minore e così via.
 

Gli interpreti di Hegel che identificano il non essere col nulla invertono la sua logica in nominalismo.

Il nome non è forma, la forma è il non essere del nome, se il non essere è negato la forma non è, se non è forma è nome.

Siccome dio è un nome senza forma...
 
La filosofia sembra essersi spostata nell'informatica, tra il nome e la forma c'è la stessa differenza che tra il bit e il byte, il bit è solo un nome, il byte la forma, si vede quando si clicca un link e appare la pagina, il link non è pagina.
 
 Il nome non è forma, l’hardware non è il software,  quindi l’hardware è un nome ed il software una forma. Il nome non è forma, il tempo non è spazio quindi l’hardware è  tempo ed il software uno spazio.
 
Un limite di tempo sta alla base, all’inizio, l’altro lo vediamo sullo schermo del computer. Il limite non è spazio, il tempo non è spazio quindi il limite è tempo. Il punto zero sta al passato e la pagina apparente è oggi.
 
In mezzo cigola la carrucola su e giù, la figura di una scopata telefonica... (licenza poetica.)







Parole parole parole...cos’è la logica? Un passatempo, un gioco per pochi, una lingua tagliente, un esercizio mentale, un volo nel nulla, è e non è ed è tutto e niente...


Il sillogismo di Aristotele e quello di Hegel sono i massimi strumenti di logica della ragione umana e sono identici.

Il sillogismo è una regola logica naturale come l’addizione o la sottrazione, per evitare confusioni tra i termini usati dai due filosofi è necessario unificarli.

Il nome di Aristotele corrisponde all’idea di Hegel, il nome è parola, l’idea è parola.

L’universale maggiore(tesi) è la forma a cui il nome appartiene ed il minore(antitesi) è la forma del nome. Si può sintetizzare con l’enunciato: il nome non è forma, l’uno non è universale, il nome è uno, la forma è universale. (prima quello che non è e poi quello che è.)
 




Da Platone a Kant. 

“Il nominalismo nega la forma: se il nome è forma la forma è nome e se è nome non è forma, quest’ultimo non è forma è applicato ad una forma che è  il nome nell’enunciato iniziale, il nome diventato forma nega la forma e se non è forma è nome. La logica del nominalismo è: “il nome è forma.”
In questo caso il nominalismo è formalismo.
 
 

La natura universale è uno spazio limitato dal tempo entro il quale crescono tutte le specie, le parti dell’universale.

Lo spazio vitale di crescita di una specie è limitato dalla crescita delle altre, il limite non trascende ed ogni specie ha sviluppato un particolare comportamento atto a prevenire tale trascendenza allo scopo della conservazione universale.
 
La legge di natura è armonia di spazio e tempo e si sviluppa nel suo tubo digerente, la catena alimentare, gli erbivori limitano lo spazio dei vegetali, i carnivori quello degli erbivori.  Domanda e offerta di cibo è la legge agente, una guerra perenne dove a evolversi sono sempre gli esemplari migliori, i più forti.
 
Nell’armonia universale alcune specie si uniscono in simbiosi per garantire la propria sopravvivenza, è il caso di tutti quegli animali che sono allevati dall’uomo a scopo alimentare o per le pellicce, i circhi, le corride ecc.
 
Nella trascendenza dell’armonia che l’uomo ha forzatamente introdotto nella natura queste specie sono le più sicure, come in natura gli individui al margine vengono sacrificati ma il nucleo di riproduzione prospera.
 
 
 
Estratto dal libro "Il ciuccio di Lilli."
 
Con tono cattedratico continuo: “La figura va interpretata con la filosofia, la logica che la muove è il nominalismo di Kant, dovresti conoscerlo bene.”
 
Peperone ribatte: “I libri parlano di criticismo, ci sono teorie che lo associano al nominalismo ma molto confuse.”
 
“Il sillogismo è uno ed il suo contrario, se il nome non è forma oppure è forma quindi se non è uno è l’altro. Esaminiamo lo schema base della logica di Kant con il suo sillogismo. Il fenomeno è quel che si vede nella realtà, una pianta, una sedia, una montagna ecc. ed il noumeno l’immagine intelligibile, nel pensiero,  riflessa dal fenomeno, un concetto, l’idea della pianta, della sedia, della montagna ecc.”
 
“Questo può essere.” Asserisce il professore.
 
“Fin qui la logica è vera perché il noumeno non è il fenomeno. Ogni noumeno corrisponde ad un fenomeno fin quando si arriva ad un punto che i fenomeni non ci sono più e si deve procedere con noumeni che non hanno corrispettivi nella realtà e possono essere nominati solo con un giudizio a priori. Questi noumeni trascendono dalla fisica, sembra la metafisica di Aristotele ma per lo stagirita si tratta della nominazione della forma, il linguaggio, che non è la forma nominata mentre per Kant sono figure ideali che negano le forme, idee platoniche come quella Sfinge appollaiata lassù ed il dio che dettò i comandamenti a Mosè. I noumeni trascendenti si possono definire probabilità non accertate dall’esperienza.”
 
Peperone interviene: “Vista così sembra facile, sono stati scritti miliaia di libri, le più svariate interpretazioni, c’è chi ci ha perso la testa e tu con due parole…”
 
“Tutto sta a capire il sillogismo, la cosa riguarda solo l’ambiente umanistico perché gli ingegneri informatici che si occupano di computer lo hanno già fatto da un pezzo. Il facile è la forma del difficile, i noumeni trascendenti negano la forma, se non è forma è nome, il nome è parola, la forma della parola è il linguaggio…forme che esistono solo nel linguaggio sotto forma di idee, fantasmi che si tramandano dal passato.” 
 
L’inglese si intromette: “credo di aver capito, il noumeno è una forma negata nell’esperienza, se non è forma è nome, un a priori ed in questo modo il noumeno si inverte in fenomeno nel pensiero prendendo forma, un nome forma, quindi in questo caso la forma è nome, il concetto di forma si inverte in nome. La logica è implicita, si sviluppa automaticamente chiamando nome la forma con l’a priori.”
 
“Esatto, il concetto di plurale diventa singolare ed automaticamente il singolare plurale. In questo caso la forma che è universale diventa una, le parti si compattano, come dire si impietriscono ed il nome che è uno si frammenta in un lungo elenco di nomi tutti attribuiti alla stessa forma come in un albero genealogico. In realtà il nome è attribuito ad una forma che non esiste, quindi il nome è zero, nulla, il nulla non si può trasferire dalla realtà dove non esiste, il trasferimento può avvenire solo nel pensiero.
 
 
 
Estratto dal libro: Il fantasma di Michelangelo. 
“Spiritoso…però ieri è ieri, è passato, non c’è più, come fa ad apparire sulla pagina?”
“Domanda interessante, se l’è posta anche l’autore e per questo ha dovuto lavorare d’intuizione non avendo la pratica che hanno gli ingegneri informatici.  La soluzione probabile l’ha trovata quando pacioccando con le fotografie ha scoperto i livelli che gli hanno dato il confronto per calcolare la probabilità. I giorni sono memorizzati sul disco rigido e sistemati ognuno su un livello, I livelli sulla finestra sono impilati uno sopra l’altro e li posso spostare e disporre sulla pagina affiancati. In questo caso il primo pixel sta alla base, è remoto, si vede più piccolo degli altri e tutti gli altri che seguono per la lontananza appaiono in successione uno diverso dall’altro, come vedere un metro quadro di stoffa a cento metri, un altro a novanta, un altro a ottanta…sulla pagina sembrano tutti uguali, i livelli si possono zoomare, questo significa che ogni pixel che compone la pagina ha una misura zoomata che lo livella agli altri. La cosa più difficile dev’essere stata elaborare la prima pagina, l’originale, poi è stata duplicata ed ogni computer ne ha una copia. Da qui il resto è conseguenza, i livelli si possono spostare e richiamare sulla pagina di oggi a piacere, ci deve essere un telefono come nei microscopi elettronici, sembra un tubo per la posta pneumatica, si compone il nome ed il pixel sale in superficie, insomma, tutto quello che si può fare con i livelli in un programma come il photoshop.
Arco dice: “Ogni livello contiene un pixel zoomato della pagina e lo zoom può variare a piacere.”
“Esatto, la pagina la vediamo piatta ma in realtà penetra dentro lo schermo fino al limite di tempo che sta alla base, i livelli sono impilati uno sopra l’altro a distanza di tempo, se giriamo la pagina in orizzontale come abbiamo fatto con il cerchio si vede la colonna, il primo in fondo, l’altro sopra spostato, l’altro più sopra spostato e via così, sono contenuti da un hardware quindi arrivati in fondo alla pagina devono girare, come quando si va a capo con una macchina da scrivere e continuano a salire sempre girando arrivati al limite dello spazio.” 
“La figura della spirale.” dice Arco.
“L’intuizione è giusta ma non si vede ancora la spirale.”
Nella macchina da scrivere le parole scorrono da sinistra verso destra, quando vado a capo tornano a scorrere da sinistra verso destra ed in questo caso non è una spirale che si vede. L’autore sta tentennando perché la logica che usa, quella il nome non è forma, non funziona quindi deve trattarsi del nominalismo di Kant. I pixel possono esistere solo contenuti nello schermo del computer esattamente come i noumeni trascendenti possono essere contenuti solo nel pensiero.
La trascendenza inizia arrivati al limite finale del fenomeno e non può uscire quindi rimane compresa nell’immanenza, il limite è un punto e nel punto non si possono contenere perché non c’è lo spazio quindi sono impilati uno sopra l’altro. Adesso possiamo continuare con la logica vera, anche i programmatori differenziano le digitazioni in true e false, probabilmente anche in informatica si usano le due logiche.
Ogni livello non è il livello sotto e quello sopra, se non è avanti è indietro, il non è inverte, questo significa che quando vado a capo da sinistra a destra nel livello sotto la scrittura riprende al contrario, da destra a sinistra mentre sul foglio la vediamo scorrere da sinistra a destra, i livelli si possono invertire, probabilmente è proprio quello che avviene ma mancando la pratica non si può dire con certezza, potrebbe anche esserci un livello spazio nominale che fa da intercapedine tra quello sopra e quello sotto formale,  comunque la successione di livelli salendo procede uno dritto ed uno invertito e così si vede la spirale.”
Arco si gratta la testa fumante e dice: “Abbiamo trovato il collegamento tra Windows e il pensiero e la logica che lo anima anche se ci ho capito un cazzo!”
 
 
La natura universale è uno spazio limitato dal tempo entro il quale crescono tutte le specie, le parti dell’universale.
Lo spazio vitale di crescita di una specie è limitato dalla crescita delle altre, il limite non trascende ed ogni specie ha sviluppato un particolare comportamento atto a prevenire tale trascendenza allo scopo della conservazione universale.
La legge di natura è armonia di spazio e tempo e si sviluppa nel suo tubo digerente, la catena alimentare, gli erbivori limitano lo spazio dei vegetali, i carnivori quello degli erbivori.  Domanda e offerta di cibo è la legge agente, una guerra perenne dove a evolversi sono sempre gli esemplari migliori, i più forti.
Nell’armonia universale alcune specie si uniscono in simbiosi per garantire la propria sopravvivenza, è il caso di tutti quegli animali che sono allevati dall’uomo a scopo alimentare o per le pellicce, i circhi, le corride ecc.
Nella trascendenza dell’armonia che l’uomo ha forzatamente introdotto nella natura queste specie sono le più sicure, come in natura gli individui al margine vengono sacrificati ma il nucleo di riproduzione prospera.
 
 
Estratto dal libro "Il ciuccio di Lilli." 
Il ciuccio! Lo so che mi ciuccerei, l’abbrancherei ben stretta coi denti e poi morderei a sangue… fantasie, dopo tanti libri, la forma di parole che si muovono su una pagina, allora sì, l’identità, in filosofia la formula è applicata all’identità di Fichte, gli opposti tesi e antitesi si identificano in mezzo annullandosi, come in algebra tra meno uno e più uno in mezzo c’è lo zero, sono sempre due ma lo zero li annulla, come se fossero la stessa cosa, come dire tra un gatto e un cane sono rimasti un gatto e un cane ma non hanno più nome, a questo punto interviene Kant e li rinomina con un giudizio a priori, la cosa è puramente nominale e funziona, il gatto è nominato cattivo e automaticamente il cane, senza nominazione, prende la forma di buono, la forma di Dio.
Senza ciuccio, andiamo avanti, questo Dio, l’ombra gemellare abbracciata nella placenta, nella realtà un bel ciuccio, possibile che tutto questo dibattito filosofico sia avvenuto esclusivamente in Germania? Un povero diavolo che conosce solo l’italiano e qualche parola d’inglese come fa ad accertare che abbiano detto proprio così? Vatti a fidare di Abbagnano e delle traduzioni, gli scrittori sono tutti pacchisti, scrivono quello che vogliono, sono loro che comandano, è con le parole che si detta legge, va be’, chissenefrega, il filosofo si deve limitare a capire il sillogismo, cioè lo strumento di logica, dopodichè non ha più alcuna importanza sapere quel che ha detto Caio o Tizio o Sempronio perché si può vedere la cosa com’è con i propri occhi. Nell’Identità di Fichte il nome è forma, la logica del nominalismo, il nichilismo da cui si sviluppa l’angoscia esistenziale di Kierkegaard e Schopenhauer ed il superuomo di  Nietzsche che sono alla base della mentalità contemporanea, esattamente la tesi che portammo quarant’anni fa all’esame di maturità.
L’equivoco nasce dalla interpretazione dottrinale che viene data alla metafisica di Aristotele intesa come una trascendenza della natura o della realtà, logica che rende probabili fenomeni come la magia, lo spiritismo e la religione. Applicando il sillogismo di Aristotele, il nome non è forma, si vede che la fisica non è metafisica, cioè la natura non sono i nomi o il linguaggio usati per classificarla.
Natura e linguaggio sono due cose distinte.
Per Hegel i due estremi sono la parte e l’universale, in mezzo c’è l’idea zero da realizzare, l’idea si specchia nell’universale, ogni parte che lo compone manda l’informazione ed il feto si plasma a sua immagine, a questo punto l’ombra gemellare abbracciata è tutto l’universale, una conchiglia che rinchiude la perla? L’abbraccio è stretto, soffocante, un’infinità di corpi che non lasciano spiraglio alcuno, il feto è negato a priori ed automaticamente l’ombra prende forma…un’ombra nominale, è solo nel linguaggio, i corpi si adeguano come fanno i computer al programma che gli viene inserito.
Questo il punto, una macchina! Qualsiasi giudizio sarebbe fuori luogo, si guarda e non si tocca, si vede un porcile, i maiali si assiepano a leccare le mani del porcaro che li nutre, non importa se molti finiscono appesi come salami, il porcile è l’universale, la specie e solo la specie conta, l’individuo e nulla, è negato a priori, tanto più che i parenti ereditano e sono anche contenti.
Un lungo cammino per imparare a non giudicare.
 
 Estratto dal libro: "Lo schifo."


Il nome male è forma a priori, un giudizio scritto, una legge dogmatica che nega la causa di male  dandogli corpo, esistenza, mentalità, comportamento, ecc.

Ad appiccicare i giudizi scritti agli effetti invertendoli in causa di male sono gli uomini di penna.

Es: se il nome è forma il singolare è plurale e l’uno è tutto,  l’uno è tutto o l’uno è tre del dogma trinitario è nominalismo.

Giordano Bruno era un uomo di penna, un filosofo il cui strumento di logica era “uno è tutto” ed arse sul rogo perché sosteneva il sillogismo che dà forma a dio ed alle religioni, un martire creato ad hoc,  chissà chi bruciò al suo posto.

Bene o male non è, se la ragione nega la religione ed i preti chi è contro di loro è ragione,  la ragione applicata è solo nominale, un nome a priori senza forma che viene calato in un personaggio mito, un totem che dà forma alla tribù di credenti.”

Il fuoco sul sarcofago arde jocondo, robustoso e forte, la mummia all’interno ha stoppino da vendere, plasmarlo è domarlo, bastone e carota, amore e odio, carezze e frustate, baci e morsi rabbiosi, le fiamme bruciano l’ardore che le alimenta e l’idea prende forma per ardere,  annullarsi e riprendere forma.

Alla finestra il deserto appare fasciato da rotoli distesi di carta stampata, notizie a cui si sovrappongono notizie a cui si sovrappongono notizie, qua e là ardono i roghi della pubblicità: “Guardate che bell’uccello, questo sì che piscia lungo!”

Fuochi fatui che alimentano il ricordo di morti mantenendoli vivi per la morte dei vivi, il tempo giace sepolto sotto la mummia di carta stampata e risorge a ghiribizzo degli interessi di potere, sopra le ondate di parole scritte lo schifo galleggia impassibile col suo carico genetico, una poltiglia putrescente dove sguazzano larve di tutte le specie, la stessa vita che anima i vermi dei cadaveri scorre nelle ali delle aquile tra le nuvole, delle mosche sulle merde o delle tigri che sbranano. Ai polli poco importa se a mangiarli sono aquile o avvoltoi, quello che importa è il nucleo riproduttivo della specie che lo schifo trasporta. 



Probabilità, non si possono capire le probabilità senza introdurre il segno, che cos’è?

Il nome non è forma, il segno non è codice, il certo non è incerto.

Il segno è nome e certo, il codice è forma e incerto.

Il nome è parola, il segno è parola.

Il nome è convenzione, il segno è convenzione.

Il segno è certo solo nel momento che lo posso nominare diversamente è incerto, cioè codice. Esempio: il cartello “divieto di sosta” è certo perché si conosce e lo si può chiamare per nome, se non lo si conoscesse si vedrebbe un segnale su un palo piantato per terra, un codice minore, la forma del segno.

Il segno è solo nella parola, un nome che esprime un significato.

Il segno a sua volta è parte di un codice maggiore, nel caso del cartello citato il codice stradale. La parola “codice stradale” è segno, cioè il nome della forma maggiore ed anche questo è certo solo se lo posso nominare, altrimenti è un codice di incertezza.

Chiamare il codice segno può causare confusione, la logica è movimento, nel momento che nominiamo il codice non è più codice, è stato significato ed ora è segno (figura del pendolo) di un codice maggiore, l’universale di tutti i codici che nominato diventa il segno. Qui bisogna fermarsi, il limite è tempo, oltre c’è domani e di domani non c’è certezza.

 
 
 

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