martedì 14 marzo 2017

L'isola del tesoro. Introduzione.



Introduzione.

Una notte mentre passeggiavo nelle vicinanze di un porto venni rapito da un gruppo di uomini incappucciati e trasportato di fretta su una nave che subito salpò per il mare blu.

All’inizio si tolsero il cappuccio, erano proprio dei ceffi, tutti sfigurati, a chi mancava un occhio, a chi un orecchio, a chi una mano, a chi un piede… subito dissero che mi avevano rapito perché avevano bisogno di uno per pelare le patate e che potevo scegliere se farlo oppure venire buttato ai pesci. A me questa cosa di pelare le patate convinceva poco ma visto l’alternativa accettai e per una settimana pelai patate e tutto filò liscio.

Arrivammo in vista di un’isola che al centro aveva un vulcano che fumava, si vedeva ancora da lontano, un puntolino piccolo piccolo, quando improvvisamente mi presero e legarono ad un palo e poi si misero davanti e con aria truce brandendo pistole, fruste e coltellacci mi dissero che erano alla ricerca di un tesoro e sapevano da fonti attendibili che ero a conoscenza del suo nascondiglio e dovevo dirglielo altrimenti mi avrebbero fatto a pezzi.

Ero proprio in un bel guaio, di tesori non ne sapevo nulla e quelli sembravano pazzi furiosi, cercai di prendere tempo, dissi loro che poteva essere ma al momento non ricordavo, dovevo pensarci su, insomma, dissi anche altro ma quelli non si facevano infinocchiare e mi punzecchiavano coi coltellacci. Al mezzodì si ritirarono nell’ altra parte della nave per pranzare e intanto discutevano a voce alta gridando tutte le torture a cui mi avrebbero sottoposto ma a questo punto dall’isola si sentì un’esplosione violentissima poi un fischio lacerante avvicinarsi rapidamente quindi la nave venne colpita proprio al centro da un enorme masso infocato che la divise in due, me da una parte e quelli dall’altra.

Il mare era agitato, spinti dalle onde i due tronconi iniziarono ad andare alla deriva ognuno per conto suo in preda alle fiamme ed intanto affondavano, per giunta si vedevano arrivare grossi squali da tutte le parti ed il cielo si stava ricoprendo di uccellacci gracchianti che non dicevano nulla di buono.

Legato com’ero non sapevo che fare, cercai di liberarmi ma le corde erano strette, per fortuna l’asse dove era fissato il palo era stata spezzata dall’impatto del macigno e con uno sforzo erculeo riuscii a sradicarlo poi trovai uno spigolo tagliente e segai le corde.

L’incendio si era quasi spento ma il troncone sballottato dalle onde continuava ad affondare, nel mare i pescicani sembravano sghignazzare e deglutivano affamati e nel cielo gli uccellacci oscuravano il sole, spensi le ultime fiamme e poi mi guardai intorno per cercare qualcosa che mi tenesse a galla ma non si trovava proprio niente. Ero disperato e intanto il tempo passava, dopo un po’ m’accorsi che la nave aveva smesso di affondare, insomma era quasi tutta sott’acqua ma restava a galla, aprii un boccaporto e guardai sotto, nella stiva c’era una partita di air bag che nell’impatto si erano gonfiati ed avevano occupato tutto lo spazio comprimendosi contro le murate e limitando l’entrata dell’acqua.

Inutile dire che tirai un sospiro di sollievo, per giunta in uno sgabuzzino trovai delle gallette, un barile di acciughe e delle pinte di rum così feci subito uno spuntino.

Il troncone andava alla deriva e si stava avvicinando all’isola, sembrava attratto, guardai intorno per cercare gli altri ma a parte gli squali e gli uccellacci non c’era traccia.

Per farla breve arrivai all’isola, proprio qualche minuto fa, il relitto si incagliò sul fondale ad una cinquantina di metri dalla riva ed adesso sono qui che la sto guardando.



Continua...

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