mercoledì 11 gennaio 2017

Climax.

 
 
Leccata.
 
 
 



Pacioccando la tua carne la lingua tra le labbra apre il solco

 le mani piene di latte scorre l’idea nella bocca che addenta l’allusione

lacera la carne capelli al fuoco s’incendia l’urlo che entra squassando

solo di piacere per bere al balzo ed inghiottire

sangue anima e rugiada del mattino brilla del sole che s’alza.
 
 
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Piatto del giorno
                                          




Nella notte l’anello di ghiaccio al dito di fuoco strappato al vulcano

di festa e baldoria non rutta, erutta cenere spenta, ronzii di elettrodomestici

lasciati accesi per burla, si vede appena nascosto nel guano

il seme di niente fiorire una pianta di fiori infelici.

 

L’orizzonte una linea che gira sul piatto del tempo, pietanza farcita di sogni

si sciolgono in bocca, sapore di specchi infranti, monetine di pezza

prese in prestito alla banca come neve di manna che imbianca di grigio

scendono e spazzano, il vento che esce non suona, risuona…

 

Fredda la mente allinea parole, zampette di segni

stampati sul foglio al ritmo di una carezza

con inchiostro di sangue dal dovere ligio

di far del suo conto l’unica cosa buona.

 
 
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L'usanza russa
 
 
 

Bicchiere alla feccia
Sipario d’ore che cala al tramonto
Desiderio di frangersi
D’onda contro lo scoglio
La prua della nave
Di un nuovo viaggio.
 
 
 

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Il guerriero.





Il tappeto volante sul tempo non muove
Scorre la vita nel video, si guarda
Tutte le cose son nuove
Nell’ attesa che tarda.
 
Voler cantar volar parola
Così taglia l’accetta
Quel che è perché  la scuola
Indietro non aspetta.
 
Profumo di musica la vita suona
S’annusa al cul dell’opinione
Mentre sul picco il canto tuona
La lingua arrotola il cannone.
 
 


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