Una
montagna di libri, autori vari,
le
sborrate di Dostoevskij
tra
l’altro macinavano gli occhi con denti di tarli,
il
tempo le ondate di sabbia si frangeva contro le piramidi del morto
indigerito
nello
stomaco di Crono,
il
morto parlava, raccontava una storia, sempre la stessa e musica
invisibile
suonava la giungla al cancro che gonfiava sotto
la lingua,
nei
meandri del tubo il fantasma di Quetzalcóatl ancora diceva: “Tornerò”
il
serpe alzava la testa comprimendo il rutto all’ultima parola,
usciva
fiato d’indemoniato e non scaricava…
I
morti aspettavano il giro di chiave per uscire dalle tombe,
in
fila tra i piani della libreria allineati l’esercito suonava le trombe,
i
piedi battevano la marcia il tamburo alla terra…
c’era
anche il dottor Faust assorto in bagno nella diarrea di Goethe
e
Mefistofele dirigeva a bacchetta.
Sulla cima più alta l’aquila pronta a ghermire, che delusione, un
semplice verme nella mela bacata…
Nessun commento:
Posta un commento