Quel giorno ero al Valentino seduto all’ombra di un salice piangente vicino ad una fontana e stavo leggendo il racconto “I sette piani” di Buzzati, ero arrivato a metà e già avevo intuito come sarebbe andato a finire, cominciavo ad annoiarmi e guardavo in giro, poco lontano accovacciato tra l’erba c’era un chitarrista che suonava cantando ad alta voce, proprio in quel momento diceva:
“Bella
che stai alla finestra
guarda
quell’ombra che cammina in strada
dritta
e feroce è la sua spada
tutta
per te ribolle la minestra…”
rimasi un attimo a meditare sulla rima della minestra che mi
sembrava eccessiva quando senza preavviso mi ritrovai davanti uno specchio, mi
assomigliava vagamente e senza chiedere il permesso si sedette accanto, appoggiò
la schiena al tronco e tirò un sospiro di sollievo.
Può sembrare strano ma quello fece proprio così, ero imbarazzato
ed anche infastidito, stavo per alzarmi e cambiare posto ma lui mi prevenne
dicendo: “Aspetta, sono venuto per parlare d’affari, qual è la cosa che ti
interessa di più, esprimi un desiderio.”
Lo specchio era di vetro come son fatti gli specchi ma questo
oltre a parlare aveva una particolarità non facile da descrivere, era al
contrario, non si vedeva dall’esterno ma dall’interno, era la prima volta che
guardavo dall’altra parte e mi intendevo poco di anatomia. Comunque le sue
parole mi stuzzicarono, rimasi a pensare un attimo mentre il chitarrista
cantava:
“Giù
per la china ho trovato il fosso
seguendo il passo delle sue
scarpette
profumo di latte, sembravano
tette
invece
era acqua tinta di rosso…”
e risposi: “Mi piacerebbe avere un sacco di soldi!”
Lo specchio rise e ribatté: “Che cosa te ne fai dei
soldi?”
“Quello che mi pare, la libertà.”
“La libertà posso capire…” continuò lui, “ma i soldi,
guarda.”
Sullo specchio apparve un nababbo pluri miliardario che si stava
contorcendo a letto per il dolore con intorno uno stuolo di medici che lo
assistevano e più in là i parenti tutti inginocchiati in lacrime che pregavano
sottovoce implorando la sua morte per poter ereditare.”
La cosa non mi sorprese e dissi: “Questo è un caso limite, che
centra, sei forse un cinico? Tutti prima o poi si deve morire, questo si sa ma
nel frattempo…e sì, nel frattempo…”
Non mi fece conclude la frase, nello specchio apparve un tavolo
ricoperto di tasse da pagare mentre stavo discutendo col commercialista su come
imbrogliare il fisco, subito dopo volando come pipistrelli nella notte nuguli
ululanti di paure sotto forma di ladri, rapinatori, assassini, ecc. e nel mentre
mi stavo ricoprendo di fili spinati che sembravo una mummia acuminata.”
“Questo è quello che fanno i bischeri!” esclamai, “Per me
sarebbe diverso…”
Lo specchio rise e continuò: “Ne sei sicuro?”
Guardai la probabilità, in effetti si ramificava in una serie di
effetti fastidiosi che mi piacevano poco, rimasi un attimo indeciso ascoltando
il chitarrista cantare:
“Bella
che stai alla finestra
là
sulla strada che porta al sole
prendi
con te queste parole
che
volan deste sulla via maestra…”
poi dissi: “Forse hai ragione, allora cos’è la libertà, senza un
soldo non si cava un picco, è come stare in prigione, tutte le cose che si
sognano, è un inferno!”
Lo specchio sbuffò una nuvoletta sarcastica e disse: “Già, hai
centrato l’argomento, che cos’è la libertà? C’è molta confusione sull’argomento,
un nome la cui forma non è di facile interpretazione, per saperlo bisognerebbe
chiederlo a lei.”
“A chi?”
“Lei, la libertà, vuoi che non sappia che cos’è?”
“Dove si trova questa libertà?”
Proprio in quel momento il chitarrista cantò:
“Cuore
che intendi senza pensiero
quel
che il momento ti porta a fare
solo
te stesso tu puoi amare
e ogni
attimo che ti par vero…”
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