giovedì 27 aprile 2017

L'uccello di fuoco.





Una pagina vergine nella macchina da scrivere
profumo di carta tra le gambe tornite che s’aprono adagio
le dita accarezzano i tasti alle prime parole
il tocco è la lingua che parla allungandosi golosa
all’idea che zampilla d’un tratto.
 
Sfrigola lo scheletro in tutti gli ossicini
il piacere dell’essere pieno di rogne pruriginose che cantano allegre sull’aria del metro
s’ingrossa il fiume che porta alla tempesta
grida di gabbiani in volteggi curiosi
tutt’uno col gatto che si mangia il topo.
 
Sul dunque la punta penetra feroce
vapori di sangue piovono dal  pozzo in tutta quell’arte presa nel trip
vaga la mano solleticando il di dietro
musica di arcobaleni tra le due rive
splendido insieme di quell’odio chiamato amor.
 
All’ultimo rantolo sfila tra i rulli il foglio sfondato
palla di carta per il cestino
un'altra vergine c’è da infilar…
 
 
 

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