giovedì 11 maggio 2017

L'effimera.

 
Sono un puparo o meglio lo ero perché adesso…

All’inizio giravo col carro, entravo nelle piazze col somaro al gran passo, avevo inventato tutto un ingranaggio che girava con le ruote mettendo in azione sonagli, tamburelli, campane e richiamavo un sacco di gente, soprattutto i bambini che correvano a frotte ed era proprio un piacere ascoltare i loro trilli coi miei balocchi, poi aprivo i teloni del carro con una religiosità che sembrava s’alzasse il sipario della Scala di Milano e iniziava lo spettacolo, c’era…e ci sono ancora ma adesso, come dire…vedremo più avanti, Carlo Magno sul trono e Orlando, Rinaldo e Gano il traditore, Astolfo sul cavallo alato che si portava sempre tutti sulla luna con lui e la bella Angelica, Medoro, la maga Alcina, avreste dovuto sentire come risuonavano le spade nei combattimenti e come si lamentava Orlando impazzito contro la bella Angelica fuggita col moro, sembrava Adamo cacciato dal paradiso dopo aver mangiato la mela che imprecava contro Eva.

Di imparare a memoria non m’è mai andato giù e poi mi veniva a noia, improvvisavo ed ogni volta li facevo dire diverso ma la storia era sempre quella e dopo un po’ rimasero tutti in casa a guardare la televisione ed ai miei spettacoli non venne più nessuno.  Iniziai a vivere d’aria, la fame è brutta, di fare altri lavori non ero capace ed ormai ero vecchio per cominciare qualsiasi cosa, cominciai a vendere tutto quello che avevo di superfluo anche il somaro ed alla fine mi rimase il carro come casa ed i pupi e mi rintanai in una foresta vicino ad una fonte d’acqua pura.  

Con le trappole riuscivo a catturare qualche uccello e poi c’erano le castagne, i funghi, la frutta, in qualche modo tiravo avanti ma la noia, quella…la sera al buio accendevo un fuoco, c’era la musica della sorgente e disponevo tutti i pupi intorno a me, il fuoco li animava ed i loro occhi brillavano quando mi guardavano come se fossero vivi, arrostivo un uccello, sgranocchiavo qualche castagna, mi dissetavo alla fonte e poi arrivava la notte, l’attesa e la noia…per fortuna i pupi non mangiano e a loro non dovevo pensare, li pulivo, li lavavo, li pettinavo, quello sì ma m’aiutava a passare il tempo e non mi lamentavo.  

Quel che mancava erano le donne, di mogli come di catene non ne ho mai voluto sapere, prima alla fine di ogni spettacolo mettevo via il necessario e con il superfluo facevo il giro delle puttane, ne conoscevo in tutti i paesi e se avevo i soldi erano sempre ben disposte ma poi…ebbene, iniziai a masturbarmi, avvenne per gradi, dopo cena per non perdere il mestiere recitavo ai pupi le loro parti, tenevo in mano i loro fili e li facevo muovere come fanno gli spettatori ed anche applaudire poi forse cominciai a dare di testa e divenni furioso come Orlando, prendevo la bella Angelica e la facevo fottere con Medoro davanti ai suoi occhi poi mi fingevo d’essere lui e roso dalla gelosia li separavo e facevo mille pazzie fin quando mi misi al posto di Medoro ed allora aprivo le gambe ad Angelica e me la facevo in mille modi, ed anche Mellissa, e le maghe e me ne fregavo di Orlando e del suo senno ed intanto, senza che me ne accorgessi, tutti quei loro fili mi si attorcigliavano intorno al corpo e si facevano sempre più stretti come i miei movimenti tanto che sembravo una mummia e potevo solo più strisciare come fanno i vermi.  

La fame era diminuita, m’accontentavo di poco, erbette radici, qualche lumaca… Una notte mentre attizzavo il fuoco col fiato invisibile dei pupi che aleggiava intorno dalla fonte uscì una ninfa, era bellissima, completamente nuda e completamente fatta d’acqua ma l’acqua stava su da sola, non era liquida e come mi accorsi presto la si poteva toccare ed anche…alle favole non ci ho mai creduto però per il mio mestiere ne conosco tante e la riconobbi subito, lei si sedette vicino, guardava il fuoco, rideva come fanno le cascatelle quando rimbalzano sui sassi, sembrava imbarazzata come me, la guardavo, non sapevo che dirle e lei era proprio bella, aveva un viso che sembrava un angelo, faceva volare e mi sentivo proprio innalzare per aria inoltre era estremamente eccitante, ogni curva al posto giusto, una bocca, un culo…mi venne subito duro, sembrava che comunicassimo col pensiero e lei non si fece pregare, anzi, leggera come una farfalla che si posa sul fiore mi aprì i pantaloni ed iniziò subito a succhiarmelo, mai nessuna puttana l’aveva fatto così bene poi si mise a cavalcioni e se lo infilò nella vagina, l’aveva stretta ma scorreva morbida e vellutata, ebbi non so quanti orgasmi ed anche lei, gorgogliava come fa l’acqua ed era torrente e poi rapida e tumultuosa e poi onda e mi scorreva sul corpo avanti ed indietro e non finiva mai.

Mi svegliai al mattino e le non c’era, i fili si erano fatti sempre più stretti, i pupi ormai mi stavano appiccicati, qualcuno aveva cominciato a dipanarsi come da una matassa e tutto m’avvolgeva e non potevo far altro che aspettare la notte e la mia ninfa. Lei veniva puntualmente ed ogni notte era spettacolo, passarono i giorni, i mesi, i pupi si erano completamente dipanati avvolgendosi intorno a me, sembravo proprio un bozzolo, la ninfa si posava a cavalcioni sopra e sembrava covasse, ormai l’amore lo facevamo solo col pensiero, lei mi stringeva e ci davamo fino al mattino senza fermarci mai ed al risveglio non c’era.  

Un mattino, proprio questa mattina per essere precisi, mi sono svegliato che sentivo un prurito strano intorno al corpo, un energia che non avevo mai provato, un forza…provai a battere contro le pareti dell’uovo e quelle si incrinarono, feci pressione e si aprì un buco, lo allargai e riuscì ad uscire…incredibile, ero tutto un altro, nudo, bellissimo, avevo le ali e le aprì subito per volare, volai sopra mari e montagne, feci il giro del mondo, so d’essere un’ effimera e che ho solo questo giorno e adesso, mentre le ali stanno perdendo forza e sto lentamente planando a terra già vedo il ragno che mi aspetta per tessere la tela della prossima storia.

  


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