mercoledì 10 maggio 2017

Lo strucco.


 
Grotta buia, silenzio, nessuna origine, si indovinano ombre nell’aria che volano frusciando sulla pelle nuda, brividi d’un racconto di Poe dimenticato in un cassetto, le pareti si stringono ma non si vede, non c’è luce poi si sente gocciolare, splash, la goccia tintinna monetina saputella e s’allunga una lunga lingua fino all’orizzonte, tra le tenebre pare, soltanto pare, sorgere l’alba, l’acqua scroscia distante e s’avvicina un fiume, nell’attesa s’accende una lampada nel camerino, appare uno specchio
e l’attore entra per struccarsi.

 
Immagini dipinte da un madonnaro sulla strada che i piedi calzati di ferro del tempo calpestano, sbiadite, semicancellate le maschere, un rotolo di carta ricoperta da scarabocchi s’allunga a tappeto, parole, nomi, frasi che si svegliano tra la polvere, qualcuna tossisce, altre starnutiscono nel via vai di macchine che s’apre alla città poi s’alza un elicottero e si vede da lontano, diventare sempre più piccolo, laggiù, il mondo.

 
Nello spazio aereo sulle nuvole si vola leggeri, le ali aperte, tra gli spruzzi di spuma iridati dalla poesia, solo l’attimo creativo, solo lui, la sorgente che s’alza brillando verso le stelle, un oceano di fuoco sull’onda che avanza…

Nessun commento:

Posta un commento