Fiutavo quel nome, “Quanto è bella giovinezza che pur passa
tuttavia”, strutturato sul “Mein Kampf” che calava profondo in una tazza di
caghetta di cane piena di vermi da bere d’un fiato, s’alzava un crocifisso
lugubre, saltellava sulla punta all’inseguimento della porta aperta fino
all’eden…accozzaglia di bestie rumorosa rigurgitata tra rutti e scorregge, tutta
la storia in un solo boccone, vacche gelose d’un sol castrone, lingua feroce,
meglio odiati che fare pena.
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